Monaco Mosè del Monte Athos
SOLITUDINE E SOLITUDINE
Nei nostri giorni accade il seguente ossimoro: mentre gli uomini si accalcano ovunque al punto di darsi gomitate, si sentono sempre più soli. Questo avviene perché hanno una grave difficoltà di comunicazione. Trovano difficoltà nello scambiarsi le idee, nel comprendersi, essere tolleranti nei rapporti col prossimo. I cosiddetti mezzi di comunicazione di massa sono una cosa davvero meschina. Producono propaganda, alienazione, estraniamento e un certo tipo di isolamento. Nessuna pubblicazione e nessuna immagine può sostituire la presenza umana. Di solito a solitudine crea insicurezza, inquietudine, paura, confusione interiore e può condurre fino alla melanconia.
Il monaco, mentre è solo, non sente la solitudine. La solitudine non è un fenomeno determinato soltanto dalla mancanza di uomini. La solitudine la si può sentire anche in mezzo alla folla. Se l'individuo non è tranquillo con se stesso, avrà problemi sia a comunicare con i molti che con i pochi, che con se stesso. Al Monte Athos c'è un detto: se un individuo non è in pace con se stesso, troverà qualcosa di cui lamentarsi anche sulla cima dell'Athos.
La solitudine può creare paura della gente, sospettosità e profonda tristezza. La tolleranza, l'umiltà e la risolutezza combattiva costituiscono un antidoto per la solitudine penosa. La sostanziale mancanza di umiltà assennata facilita la presenza della solitudine nella vita, perché l'egoismo respinge continuamente gli altri e induce gli uomini sventurati a rinchiudersi nel proprio guscio. L'epidemia della solitudine nasce da rapporti interpersonali errati, dalla insoddisfazione, dalle ambizioni, dalle vanità, dalle vanterie, dalle gelosie.
La solitudine dei monaci è creativa e senza odio per nessuno. La solitudine facilita la riflessione e una migliore e più profonda conoscenza di sé. Quindi esiste anche una solitudine buona. La solitudine che può trasformarsi in uno strumento che ci aiuta a conoscere meglio la parte più riposta di noi stessi.
Bisogna amarla, questa santa solitudine, che ci permette di dedicare un po' di tempo alla nostra anima, in disparte dal mondo. Ritirandoci dal frastuono della folla troveremo il modo per controllare e riorganizzare al nostra esistenza. Vale la pena dare a noi stessi questa grande opportunità. Molti non conoscono ancora i loro limiti, le loro possibilità, le loro esigenze, il loro talento. Nella solitudine togliamo la maschera, abbandoniamo le finzioni, l'ipocrisia. E allora l'uomo diventa più forte, più capace, più paziente, più deciso.
Nella solitudine l'uomo ha paura di affrontare la propria nudità, la propria povertà, la propria debolezza. Allora spesso si dà alla fuga e finisce per essere superattivo, unicamente per non rimanere solo. Le molte occupazioni diventano l'abito per rivestire la nudità interiore.
Oggi, gli individui che decidono di essere deliberatamente soli, in una società che vuole essere applaudita da loro per fagocitarli, compiono un'azione eroica. In un'epoca in cui l'inganno viene considerato genialità e l'onestà stoltezza, è necessario trincerarsi. L'uomo, fortificando se stesso in una solitudine volontaria, si rafforza per combattere la guerra contro il male. La fuga dal mondo, dentro o fuori di esso, che è stata condannata come diserzione, è un atto assolutamente nobile. L'uomo che nella quiete trova la bellezza della unicità della propria persona, si distingue dalla massa depravata, scurrile e pecoreccia. E ritorna, più forte, alle cose comuni per offrire la sua opera al mondo.
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Monaco Mosè del Monte Athos
trad a cura di Mauro Giachetti
Da EUQUNH, 435, marzo 2008