Kostas Uranis

Kosta Uranis: LA GRECIA E CHATEAUBRIAND

Quando Chateaubriand, varcato il passo tra Koridalòs e il colle di Profitis Ilias, si trovò dinanzi alla piana di Atene, si fermò, estatico e commosso, come se avesse raggiunto la meta suprema. Non era il culto per l'antichità ellenica o il pensiero di essere arrivato nella culla di una grande civiltà a provocare in lui quell'estasi e quella emozione. Ciò che vedeva lo abbagliava come una rivelazione.

Kosta Uranis: KAVAFIS

Mi aprì la porta un cameriere nero e mi trovai in un appartamento completamente al buio. Il corridoio era una corrente di oscurità, i mobili, i quadri e gli oggetti erano avvolti da ombre che si erano sedimentate su di essi come la polvere. Una luce fioca, che proveniva da un'altra stanza, rendeva quell'oscurità ancora più misteriosa. Avevo l'impressione di ritrovarmi nell'appartamento di un eroe di un racconto fantastico di Hoffman... Il Kavafis che mi accolse aveva un aspetto curioso: sembrava una vecchia litografia scivolata giù dalla cornice.

Kostas Uranis: AL MONTE ATHOS

Cominciava a farsi notte quando prendemmo terra al monte Athos. Il nostro sbarco avvenne nella darsena, l'antico porto militare della Lavra: una rada miscroscopica la cui imboccatura, ristretta da un muro, è protetta da un'altra torre merlata. Sembrava di guardare la ricostruzione in minuatura di uno di quei porti militari del medioevo, come li vediamo nelle vecchie stampe. Ma non suo insieme non v'era nulal di guerresco, di minaccioso o di circospetto.

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