KOSTAS OURANIS (1890-1953) è, insieme a Nikos Kazantzakis, il fondatore della letteratura di viaggio neogreca. La sua vasta opera, in prosa e in poesia, è caratterizzata da accenti crepuscolari, che egli ha in comune con gli altri scrittori della cosiddetta generazione del '20, alla quale appartiene. Tra le sue opere più rappresentative Sinai (1944), Strade azzurre (1947), Viaggi in Grecia (1949).
Quando Chateaubriand, varcato il passo tra Koridalòs e il colle di Profitis Ilias, si trovò dinanzi alla piana di Atene, si fermò, estatico e commosso, come se avesse raggiunto la meta suprema. Non era il culto per l'antichità ellenica o il pensiero di essere arrivato nella culla di una grande civiltà a provocare in lui quell'estasi e quella emozione. Ciò che vedeva lo abbagliava come una rivelazione. La luminosa pianura ateniese racchiusa da monti scolpiti, il mare di un azzurro dorato e, sopra ogni cosa, il cielo infinito, componevano una immagine assai più straordinaria di quella che egli si aspettava di vedere. Per la prima volta nella sua vita, questo romantico, che nelle varie manifestazioni della natura aveva visto soltanto un riflesso di se stesso, capiva di trovarsi al cospetto di qualcosa che lo superava e lo assorbiva...
A me, personalmente, è stato concesso di avvertire meglio la spiritualità e l'unicità del paesaggio dell'Attica nel corso di un viaggio in Italia. Avevo visto luoghi belli, tanto belli da farmi morire di piacere. I giardini del lago di Como, la costiera del golfo di Napoli, le colline di Firenze – che paradiso incantato era quello! Ma la mia anima, simile ai colombi delle Isole Borromee visti da Barrès, imbevuta di profumi, di dolcezza e di voluttà, si era fatta troppo greve per poter volare. Il mio spirito si era come illanguidito. Essendo già sazio di tutto, non desiderava vedere altro. Finché, un giorno, la sorte volle che la mia strada mi conducesse a una spiaggia, Terracina: rupi giallo rossastre, il mare di un azzurro cupo, un cielo immenso – nient'altro. Ma era tale l'armonia, quella semplicità era così piena di significato, che sentii la mia anima spiccare il volo. Era un paesaggio dell'Attica in seno all'Italia, e la mia emozione a quella vista era simile, per qualità, a quella che si prova trovandosi davanti a un antico tempio greco su una spiaggia deserta della Sicilia. E come se un venticello avesse attraversato la mia anima rinfrescandola, tutta l'ebbrezza che si era accumulata in me per l'Italia si dissolse. ...
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