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Kostas Tsiropoulos: "I luoghi in cui aveva vissuto", estratto da: "APPUNTI DI PROVA GENERALE"

Di notte aveva fretta di rincasare. Cercava di vivere il più a lungo possibile di notte, perché soltanto nel tenebroso grembo di essa egli sentiva la propria esistenza schiudersi tutta, e poteva rivivere la propria vita con la dolorosa densità dei ricordi. Supino sul letto, rievocava non solo le figure e i corpi di coloro che erano passati nella sua figura e ne suo corpo e che,  in un dato momento, avevano determinato il suo modo di esistere. Richiamava alla memoria anche i luoghi nei quali aveva portato a vagare il proprio corpo e dai quali lo aveva portato ndietro – ma non così il proprio spirito. Lo spirito, eterno, inconcepibile, a immagine di Dio, si attardava ancora là, a vagare in quei luoghi perduti: quartieri, case, città, alberghi, stanze in case estranee, scale estranee, balconi, giardini, salotti estranei, letti estranei...

Constantine P. Cavafy: MISPLACED TENDERNESS

​​​​​​​Plutarch, in his life of Solo, remarks that much the greater number of people whose hearts are either by nature or artifice shut to the tender feelings inspired by affection of any kind have been observed to bestow their feelings on objects absolutely unworthy and despicable. This theory can aptly be illustrated and confirmed by the doters on animals who have seldom earned reputation as philanthropes; and though this be but a light subject of speculation, still it affords so many examples that it should not pass unnoticed in a work professing to treat not so much of serious matters as of light matters seriously.  

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