Grigoris Skalkeas







LA  LINGUA  GRECA

DALLA CADUTA DI COSTANTINOPOLI

ALLA FONDAZIONE DELLO STATO NEOGRECO

 

 

 

Costantinopoli cadde venerdì 29 maggio 1453, tra incendi, devastazioni e massacri. Da quel giorno nefasto in poi, i greci decisero di sopravvivere e immortalarono l'ultimo, eroico imperatore Costantino Paleologo con la leggenda del «Re trasformato in statua di marmo», e trovare conforto nella speranza della resurrezione della Stirpe e della libertà. Evidentemente guidati dall'istinto, i greci cercarono di conservare la loro lingua, la lingua greca, quale forza per la sopravvivenza della Stirpe.

 

   Sin dai primi anni della dominazione turca e per tutto il tempo della sua durata, il ruolo fondamentale per la rinascita spirituale, per la salvezza della lingua e per la conservazione delle tradizioni, fu svolto dalla Chiesa Ortodossa. Faro luminoso nelle tenebre della schiavitù, fu il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, quale centro spirituale e amministrativo dell'Ellenismo asservito. Il Sultano riconosceva il Patriarca come Guida degli Ortodossi e Capo Supremo della Nazione ellenica, e gli concedeva dei privilegi che, però, lo rendevano responsabile delle azioni dei sudditi greci verso la Sublime Porta. Tutto questo accadeva non certo per deferenza nei confronti della Chiesa ortodossa, bensì per inserirla nel meccanismo amministrativo dell'Impero Ottomano, di modo che i sudditi cristiani lavorassero e pagassero il noto charatsi [testatico].

 

    Nei primi anni della turcocrazia, l'istruzione era quasi inesistente. Dalla caduta di Costantinopoli sino alla fine del secolo XVI, tutte le scuole rimasero chiuse. Nikolaos Sofianos, autore della prima grammatica neogreca, nel 1544 osservò che: «... a causa della cattività, la nostra nazione è decaduta al punto che non ha più cognizione del suo glorioso passato».

 

    In quegli anni, un ruolo fondamentale per l'insegnamento della lingua greca lo svolse, come abbiamo detto, la Chiesa Ortodossa. In tutti i monasteri del Monte Athos, nella Scuola Athonias, nei monasteri e nelle chiese di tutta la Grecia, vi erano scuole in cui gli insegnanti erano preti e monaci. In quelle scuole, al lume fievole delle candele, ai giovani greci veniva insegnata la loro lingua e la loro storia illustre. In molte città e paesi, degli uomini istruiti venivano assunti come maestri e retribuiti. Degli uomini illuminati che vivevano in Grecia, ma principalmente quelli che dopo la caduta di Costantinopoli avevano abbandonato la città e si erano trasferiti in Occidente, in Italia, soprattutto, furono i fari che per tutta la durata della turcocrazia illuminarono senza sosta i greci asserviti. Salvarono la fede Ortodossa, la lingua greca e la loro storia, distribuendo libri tra i greci asserviti. Se qui possiamo citare solo i nomi di alcuni dei più eminenti, come Neofitos Dukas, Eugenio Vulgaris, Neofitos Vamvas. Costantino Ikonomou, Niceforo Theotokis, Giorgio Gennadios e soprattutto Adamantios Korais. Ma fra tutti spicca Kosmas Etolos che, avendo compreso quanto fosse importante diffondere la cultura tra la gente, aveva dichiarato: «Prima bisogna costruire le scuole, dopo le chiese». La considerazione per il passato non costituisce soltanto un dovere etico per il presente, ma anche una fonte di ispirazione per il futuro.

 

    Già dal XVI secolo funzionano scuole in molte parti della Grecia asservita, a Costantinopoli e nella Ionia. Ma l'insegnamento sistematico della lingua greca comincia nel XVIII secolo. Il patriarca martire Gregorio V, fondò una tipografia al Fanar nel 1797 e incitò con encicliche i vescovi a fondare scuole per insegnare ai giovani greci «la lingua dei padri».

 

    Durante la turcocrazia fu creata per la prima volta la katharevusa, quale forma di compromesso tra l'arcaismo bizantino e la lingua comunemente parlata che si era spezzettata in dialetti e idiomi che erano assolutamente privi del lessico appropriato per esprimere le idee nuove nate dal progresso scientifico e dai fermenti artistici e spirituali dell'epoca.  Il contributo della katharevusa per la creazione di termini nuovi, basati sul greco antico, fu determinante. Gli eruditi dell'epoca si misero a tradurre in greco molte migliaia di termini stranieri. Così tutti, oggi, chiamano la Posta Tacudromei'o  [tachydromeio] e il Ministro[ypourgos]. Dopo secoli è stato colmato il divario tra katharevusakatharevusa semplice da un lato e la lingua popolare dall'altro, e oggi la diglossia che logorò per tanto tempo le forze intellettuali della Grecia, non è più un tormento.

 

Da EYTHYNI, 423, marzo 2007, pp. 97-99.

Trad. a cura di Mauro Giachetti

Grigoris Skalkeas, nato ad Areopoli, in Laconia, è

un noto chirurgo, medico e docente universitario.

 

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