Kostas Uranis (1890-1953) è, insieme a Nikos Karantrakis, il fondatore della narrativa di viaggio neogreca. La sua vasta opera in prosa e poesia è caratterizzata da accenti malinconici, talvolta crepuscolari, che egli ha in comune con gli altri scrittori della cosiddetta generazione del '20, alla quale appartiene. Tra le sue opre più significative: Sinai (1944), Strade azzurre (1947) e Viaggi in Grecia (1949) da cui sono tratte queste pagine sul Monte Athos.
Cominciava a farsi notte quando prendemmo terra al monte Athos. Il nostro sbarco avvenne nella darsena, l'antico porto militare della Lavra: una rada miscroscopica la cui imboccatura, ristretta da un muro, è protetta da un'altra torre merlata. Sembrava di guardare la ricostruzione in minuatura di uno di quei porti militari del medioevo, come li vediamo nelle vecchie stampe. Ma non suo insieme non v'era nulal di guerresco, di minaccioso o di circospetto. I tempi delle incursioni piratesche, allorchè i monaci erano costretti a mantanere una guarnigione nella torre della darsene, erano molto lontani ormai.
Quella sera, all'ora del nostro arrivo, il porticciolo, immerso in una pace e in un silenzio assoluti, somigliava ad uno di quegli approdi irreali e romantici di Boklin verso i quali si dirigono bianche processioni di anime trasmigranti... Avevamo l'impressione che ogni contatto con il mondo dal quale eravamo venuti si fosse interrotto bruscamente. Rumori snervanti, preoccupazioni ancora più snervanti, stanchezza fisica e mentale causata dalla lotta per l'esistenza, tutto ci era scivolato ai piedi facilemente e subito, come fa un mantello quando scivola dalle spalle. Nella grande serenità del Monte Athos, sentimmo la nostra anima sbocciare come un fiore notturno, e respiravamo quel silenzio come l'aria pura che respiriamo uscendo da un luogo chiuso e pieno di fumo ...
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