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Una piccola gemma letteraria greca di cento anni or sono viene
proposta oggi ai lettori italiani come una profezia, o una metafora, di vicende del nostro tempo: quelle di tante persone conquistate
dalle illusorie promesse di un politico, strumentalizzate quel tanto che basta e abbandonate poi al loro destino.
Il breve racconto, di grande eleganza stilistica, è di Emanuele Roìdis, nato a Siros nel 1838 e morto ad Atene nel 1904. Dà la voce
a un narratore che incontra un uomo conosciuto anni prima, florido allora e ridotto infine a fare il becchino nel cimitero di
Vàthia.
Il becchino racconta le sue disavventure, iniziate dopo aver fatto la campagna elettorale per un
candidato che vince, non mantiene le promesse e lo inganna fino alla completa rovina.
Riproduciamo – come invito alla lettura – le ultime righe del racconto, che si concludono con un pungente auspicio del becchino: bisognerebbe istituire una società anche per la protezione degli elettori, quali creature indifese.
"Allora, non ho ragione a dire maledetta la politica?". "Ma la
colpa è anche tua" gli dissi, "dal momento che ti ci sei immischiato.
Tu e tutti quelli che fate le campagne elettorali per raccogliere voti e che credete in quello che vi raccontano i politici.
Invece di indurlo a tacere, il mio argomento lo fece sobbalzare
inferocito. Gli occhi gli sfavillavano e mi strinse le mani così forte da farmi male.
"Non parlare così" mi disse, "perché non ti fa onore. Cose come 'è colpa tua, non ti dovevi fidare', lasciale dire ai borseggiatori della
Borsa. Quanto più siamo portati a credere facilmente e a
dimenticare presto, tanto più grande è la slealtà di quelli che ci
ingannano. Più il popolo è semplicione, ingenuo e bonario, più
dovrebbero avere simpatia e comprensione" nei suoi confronti,
invece di credere che la sua dabbenaggine e bonarietà dia a quella gentaglia il diritto di spolparlo fino all'osso, di condannarlo alla
sporcizia, alle malattie e all'indegnità, e di comportarsi con lui non meglio di quanto fanno i barrocciai senza cuore che ammazzano i
loro cavalli a forza di caricarli troppo e di picchiarli perché non mordono e non danno calci. Se dentro al petto hai un cuore e non
una pietra, non dire che la colpa è del popolo, ma mettiti a gridare insieme a me: 'siano maledetti tutti gli impostori!'"
Non fui in grado di fare tale favore allo sventurato becchino,
perché ho poca voce e non amo gridare. Ma se compresi in
maniera corretta le sue intenzioni, egli aveva assimilato i nostri
politici a dei barrocciai e prendendo indubbiamente a modello
quelle società già istituite in altri paesi, e il cui fine è la protezione
delle creature indifese quali piccioni, cavalli, gatti e altri mammiferi –
auspicava che fosse fondata anche in Grecia
una Società Protettrice degli Elettori.
Atene, novembre 1895
Emanuele Roìdis, Il lamento del becchino, Servitium editrice,
Collana Hellenismòs, pp. 60. L. 10.000
Da Socialtrends, Eurisko ed.,
via Monte Rosa 15
20149 Milano
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Servitium
editrice (catalogo)
collana
disponibile su
Propone
una serie di testi della letteratura greca contemporanea,
caratterizzati dalla cura della scrittura, dal taglio narrativo e
dal tenore spirituale sotteso al racconto e alla riflessione,
arricchendo il nostro catalogo già significativamente aperto al
dialogo con il mondo orientale greco-ortodosso.
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