GIOVANNI E. ANASTASSÌU

 

LA PRESENTAZIONE DELLA VERGINE

 

   Nella Chiesa Ortodossa orientale e nella Chiesa Cattolica romana che mantengono le tradizioni antiche, la persona sacra più importante alla quale i cristiani attribuiscono un onore e un rispetto profondo è la Vergine Maria, madre del Signore. Nei paesi ortodossi sono state costruite molte chiese in onore della Madonna e si costruiscono ancora. Ci sono molte feste in Suo onore «i Theomitorikès», gli innografi hanno composto una quantità di inni in lode della Vergine, gli oratori ecclesiastici hanno composto un gran numero di omelie per lodare la Vergine e i pittori hanno dipinto infinite icone avendo per modello e fonte d'ispirazione la Madre di Dio.

    Alla Vergine Maria non si fa riferimento nei Vangeli tanto spesso come ci si aspetterebbe, perché i Vangeli raccontano le opere e gli insegnamenti del Cristo durante i tre anni della Sua vita pubblica, mentre per le persone che non sono collegate immediatamente a questo periodo le informazioni sono poche e sporadiche. Lo stesso succede per quanto riguarda la Madre di Dio anche se ha svolto un ruolo importante nella salvezza degli uomini per aver portato al mondo Cristo il Salvatore. I Vangeli citano la Madre di Dio nella genealogia di Gesù, nel brano dell'Annunciazione della Vergine, da dove apprendiamo che abitava a Nazaret, e viene citata la visita della Vergine Maria alla sua parente Elisabetta. Poi abbiamo i racconti sulla nascita di Gesù, la presentazione al Tempio, la tremenda profezia di Simeone che afferma che l'anima della Vergine sarà trapassata da una spada e inoltre siamo a conoscenza della fuga in Egitto, il ritorno in Palestina e il suo insediamento a Nazaret di Galilea. Sappiamo poi che Gesù a dodici anni visitò Gerusalemme con sua madre e con Giuseppe, e qui finiscono i racconti dell'età infantile di Gesù.

    Quando ha inizio il racconto della vita pubblica di Gesù, sappiamo che sua madre un giorno andò a cercarlo dove insegnava, e poi che era stata insieme con Gesù e i discepoli alle nozze di Cana, e ancora ci viene riferito che si trovava vicino alla croce nell'ora del Suo martirio. Prima di consegnare lo Spirito, Gesù affidò sua madre al suo amato discepolo Giovanni che la prese a vivere nella sua casa. Un'ultima volta viene citata negli Atti degli Apostoli, dove è scritto che dopo l'Ascensione di Cristo i discepoli «con le donne e Maria madre di Gesù» stavano pregando nella sala superiore. Dopo questo riferimento non si parla più nel Nuovo Testamento della Madre di Gesù.

    Come abbiamo visto le informazioni sono minime e lasciano molti vuoti e interrogativi al lettore: non riferiscono, per esempio, niente sui suoi genitori, sulla sua origine, sul suo aspetto, sulla sua educazione. All'improvviso si presenta la Vergine della casa di Davide per generare il Cristo. Questo fatto certamente la elevò all'onore e al rispetto dei cristiani durante il tempo della sua vita e questi sentimenti sono stati ereditati dalla Chiesa e trasmessi alle generazioni successive. Queste informazioni però non erano sufficienti e i cristiani non solo per curiosità ma anche per una pia disposizione volevano saperne di più sulla Madre del Signore. Così allora, da una parte la disposizione e dall'altra la mancanza di informazioni nei Vangeli, hanno sollecitato a scrivere racconti immaginari che completavano i vuoti esistenti nei Vangeli. Alcuni di questi racconti sono chiamati "Vangeli" e sembra che i loro autori li abbiano scritti per essere usati dalla Chiesa come veri Vangeli. Però esiste anche un altro gruppo di questi racconti che sono stati composti da scrittori eretici per diffondere le loro idee. Tutte queste narrazioni, chiamate "Vangeli apocrifi", sono state messe in disparte dalla Chiesa e di esse non è stato fatto uso ufficiale. Non hanno però cessato di esistere tutti quei racconti che appartenevano alla prima categoria, cioè quelli che non erano stati scritti dagli eretici. I cristiani li leggevano e sono passati nella Chiesa in un modo diverso, cioè sono passati nel calendario, nell'innologia e nella pittura.

    Un apocrifo è il cosiddetto Protoevangelo di Giacomo che probabilmente è stato scritto verso la fine del II secolo. Si chiama così perché l'autore stesso dichiara il suo nome e non sappiamo nient'altro di questo Giacomo. Quest'opera era conosciuta dagli antichi scrittori ecclesiastici e tra questi alcuni la respingevano e altri facevano uso delle sue informazioni.

    Girolamo che visse molti anni in Oriente definisce questo libro DELIRAMENTA APOCRYPHORUM. Esiste anche una trascrizione libera del libro con il titolo INCIPIT LIBER DE ORTU MARIAE ET INFANTIA SALVATORIS A BEATO MATHEO EVANGELISTA HEBRAICE SCRIPTUS ET A BEATO HIERONYMO PRESBYTERO IN LATIUM TRANSLATUS DE NATIVITATE MARIAE.

    Conformemente al racconto del Protoevangelo, Gioacchino era un ricco allevatore di bestiame, sposato da venti anni con Anna, sfortunatamente però non avevano figli e per questo erano molto addolorati. Tutt'e due pregavano con calore Dio di donare loro un figlio. Un Angelo del Signore promise loro che avrebbero avuto un figlio ed essi in seguito fecero la promessa che se ciò si fosse avverato avrebbero dedicato il loro figlio a Dio. Nell'apocrifo dello pseudo Matteo si dice che dopo che ai coniugi fu annunciato che avrebbero avuto un figlio, Gioacchino andò per incontrare Anna e l'incontro avvenne alla «PORTAM QUAE AUREA VOCATUR», e mentre nel Protoevangelo si dice che «Anna rimarrà in cinta», cioè nel futuro, nel Vangelo dello pseudo Matteo si dice: «et jam concepi». Quando furono completati i nove mesi, Anna mise al mondo una figlia e la chiamò Maria, un nome che significa, come hanno detto i sapienti, la salvezza del genere umano. Secondo la narrazione di un altro vangelo apocrifo, questo nome era stato dato dall'angelo a Gioacchino e ad Anna quando promise loro che avrebbero avuto un figlio. Quando la piccola Maria compì sei mesi, sua madre provò a vedere se poteva camminare e Maria fece sette passi andando verso sua madre. Da allora Anna creò uno spazio particolare, come un «santuario» in cui doveva vivere Maria per non venire in contatto con qualsiasi cosa impura, fino al suo ingresso nel tempio del Signore.

    Quando Maria compì tre anni, i suoi genitori decisero di dedicarla al tempio. Il numero tre è un numero simbolico e oratori ecclesiastici bizantini di epoche successive citano tanti casi dalla Sacra Scrittura dove si usa il numero tre.

    L'entrata di Maria nel Tempio avvenne in modo solenne, perché Gioacchino aveva inviato delle vergini ebree e ognuna di esse era venuta tenendo in mano una candela e così con questo accompagnamento solenne, entrarono nel tempio. Lì fu ricevuta dal sacerdote che la baciò e la benedisse, la mise sul terzo gradino dell'altare e Maria «danzò trionfalmente». Secondo le fonti latine Maria fu affidata al CONTUBERNIUM delle vergini nel tempio per essere educata da queste. Nel Protoevangelo non viene riferito il nome del sacerdote che ricevette la Vergine nel Tempio, i posteri dissero che questo era Zaccaria, profeta e parente di Anna. Nel tempio Maria si comportava con grande attenzione e prudenza, insisteva nelle preghiere, dando l'impressione di essere molto più grande della sua età e non una bambina piccola. Passava il suo tempo tessendo e studiando la Bibbia. Era irreprensibile nella sua condotta, umile e perfetta in ogni virtù. La registrazione delle virtù e della condotta della Vergine nel tempio, secondo le fonti latine, ci dà l'impressione che costituisca un codice e un  modello di comportamento per le monache dei conventi che nella loro vita comunitaria dovevano imitare le virtù della Vergine Maria.

    Ma anche le fonti greche mettono l'accento sui buoni costumi della Vergine e sulla sua grande virtù. Prendeva il suo cibo dalla mano degli angeli e tutto ciò che i sacerdoti le davano per la sua sopravvivenza lo distribuiva ai poveri. Rimaneva costantemente nel tempio, custodiva l'altare e serviva i sacerdoti. Dopo qualche tempo i suoi genitori morirono in età avanzata, e allora, siccome non poteva più rimanere nel tempio avendo raggiunto l'età di quattordici anni, i sacerdoti decisero di affidarla ad un vedovo anziano perché la proteggesse e non «perché vivessero uniti», come dice sant'Epifanio. La scelta illuminata cadde sul vedovo Giuseppe carpentiere, già di una certa età, che aveva avuto quattro maschi e due femmine dalla moglie morta precedentemente, Giuseppe all'inizio non voleva ricevere la Vergine Maria nella sua casa, alla fine però i sacerdoti lo convinsero ed egli accettò.

    In generale potremmo osservare che la narrazione sulla sterilità e l'acquisizione di figli in età avanzata con l'intervento di Dio è nota nell'Antico e nel Nuovo Testamento. A quel tempo la sterilità era considerata una vergogna perché ritenevano che i figli fossero un dono di Dio fatto agli sposi e consideravano la sterilità come una punizione di Dio ad alcune donne. In questi racconti esiste la tendenza generale a credere che i figli che nascevano da queste coppie di sposi, prima senza figli, erano predestinati a compiere una missione. E qui ricordiamo Isacco, Sansone, Samuele e Giovanni Battista. Maria quindi giocherebbe un ruolo significativo perché genererà il Salvatore del mondo. E come nel caso di Samuele in cui la madre promise di dedicare il figlio  a Dio, così anche Anna, la madre di Maria, fece la stessa promessa e la mantenne. La storia della dedicazione della Vergine assomiglia alla storia della dedicazione di Samuele sl servizio del tempio. Esisteva un libro che i cristiani leggevano, in cui c'era il racconto della nascita della Vergine e la sua entrata al Tempio ed era tanto conosciuto che gli scrittori ecclesiastici bizantini lo usavano nelle prediche che si riferivano alla ergine Maria.

   Come succede di solito nelle prediche che hanno un carattere retorico, gli oratori abbellivano il racconto aggiungendo alcuni elementi, e pochi di loro consideravano il Protoevangelo come una scrittura divina prendendo informazioni da questo come da un testo autentico. Questa storia così divenne più nota nella Chiesa ai fedeli che via via la leggevano di quanto non lo fosse nei primi secoli e continuò ad essere diffusa fino ad ora a Bisanzio.

    E' noto che questo e altri avvenimenti della vita della Vergine sono stati consacrati nella Chiesa come feste e sono stati scritti per la prima volta nel Calendario nel 681, anno del VI Concilio Ecumenico. Dato che la storia del Protoevangelo era così gradevole e nota, la narrazione della dedicazione della Vergine al Tempio costituisce l'argomento della festa con il nome "L'entrata della Madre di Dio", "La presentazione della Vergine" o "L'entrata nel Tempio della Vergine" e si festeggia il 21 novembre. Contenuto della festa è la narrazione esatta come si trova nel Protoevangelo, come viene ripetuta nelle varie Vite dei Santi, come viene sviluppata nelle omelie che sono state pronunciate dopo la consacrazione dai pittori della Chiesa. E infine molte chiese sono state costruite con il nome della festa. 

    Per capire come sia cominciata la celebrazione della festa dobbiamo riportarci a Gerusalemme, la città che dall'epoca di Costantino il Grande e di sua madre sant'Elena, occupava una posizione importante nel pensiero e nella devozione dei cristiani. Nella città erano state costruite chiese meravigliose e si facevano pellegrinaggi alla città sacra per venerare i luoghi sacri. Così con il passare del tempo anche la Chiesa di Gerusalemme si era elevata ed aveva acquistato un'autorità più grande nel mondo cristiano.   

    A Gerusalemme esisteva un tempio consacrato alla Madre di Dio vicino alla Porta delle Pecore e questo tempio viene collegato con la festa della Nascita della Madre di Dio (8 settembre) e della Concezione della Madre di Dio (9 dicembre).

    L'imperatore Giustiniano costruì un altro magnifico tempio in forma di basilica sulla cima della collima Moria dove era stato il tempio di Solomone, lo edificò in onore della Madre di Dio e lo chiamò Tempio di Maria novella. Questo tempio era molto grande e fu costruito con difficoltà. La sua inaugurazione ebbe luogo il 21 novembre 543. Fu stabilito che la festa della sua dedicazione venisse celebrata ogni anno in questa data. La posizione di questo tempio, però, che era situato nel luogo dove prima si trovava il tempio di Salomone, portava nella memoria del popolo la narrazione della presentazione e la permanenza della Vergine nel Tempio, e così, in seguito, la festa della dedicazione di quella chiesa fu collegata con la dedicazione della Vergine al Tempio e da questo collegamento proviene la festa della Presentazione. Sofronio, Patriarca di Gerusalemme, in una sua omelia per l'Annunciazione della Madre di Dio, riferisce anche sulla permanenza della Vergine nel Tempio.

    Gli arabi quando conquistarono Gerusalemme distrussero quel tempio e siccome così venne  a mancare la festa della sua dedicazione è naturale che sia stato dato maggior risalto alla festa della Presentazione. E' molto probabile che in questo modo la festa della Presentazione sia stata istituita a Gerusalemme nella seconda metà del settimo secolo. Si è pensato perciò che la Festa della Presentazione fosse stata fatta conoscere a Costantinopoli da Andrea il Cretese che era vissuto prima a Costantinopoli, spostandosi poi a Gerusalemme e vivendo infine a Creta come arcivescovo. Questa supposizione però non può essere verificata, anche se Andrea conosceva l'argomento della festa e lo citava nelle sue omelie e negli inni di cui era compositore. Per la festa a Costantinopoli abbiamo le omelie del patriarca Germano I (715-730). Esistono due sue omelie pronunciate prima della Iconoclastia perché su questa non ci riferisce nulla (715-725). Tutte e due le omelie erano state pronunciate neo giorno della festa che viene chiamata "artiìmniton". Dato che la festa aveva avuto inizio a Costantinopoli al principio del secolo VIII, doveva essere nota a Gerusalemme fin dal secolo precedente, come abbiamo accennato più sopra. Dopo Germano I la festa ebbe una sua consacrazione ufficiale perché anche il patriarca Tarasio nell'ultimo quarto del secolo compose un'omelia sulla festa della Presentazione al Tempio. Anche Tarasio si muove nel quadro della narrazione del Protoevangelo e osserva per primo che «per volontà della carne e per volontà dell'uomo Anna partorì l'immacolata Vergine Madre di Dio, Maria, essendo a conoscenza che il tempo della sua gestazione era stato superiore a sei mesi». Pare che allora alcuni dicessero che la Vergine  era nata in un tempo più breve e non in nove mesi; il patriarca riteneva queste, chiacchiere di impudenti e invenzioni di eretici contrari ed estranei agli ortodossi. Nel IX secolo visse il metropolita di Nicodemia Giorgio, amico del patriarca Fozio, il quale contribuì alla diffusione e alla divulgazione della festa. Scrisse tre omelie che pronunciò nel giorno della Festa e compose diversi inni. Queste omelie erano gradevoli e perciò di esse vennero salvati molti manoscritti.

    Giorgio, come gli altri, prende l'argomento della Festa dal Protoevangelo, e lo stesso succede con il Menologio (Calendario) dell'imperatore Basilio II, dove è chiaro che il compositore del calendario copiò il testo del Protoevangelo tralasciando solo alcune frasi. Manuele II Comneno (1143-1180) stabilì che il giorno della Festa doveva essere  «àpraktos», cioè giorno di riposo. In Occidente la narrazione del Protoevangelo era conosciuta perché fin dal IV secolo circolava una tradizione latina della storia apocrifa con il titolo «INCIPIT LIBER DE ORTU BEATÆ MARIÆ ET INFANTIA SALVATORIS A BEATO MATHEO EVANGELISTA». La traduzione viene attribuita a san Gerolamo. Siccome il libro era stato collegato con l'evangelista Matteo e con san Gerolamo, fu ben accolto e molto letto. Anche altre storie apocrife che circolavano in Occidente venivano utilizzate dagli oratori ecclesiastici. Così Fulberto, vescovo di Chartres, nel X secolo usò la narrazione del Protoevangelo parlando della festa dell'Annunciazione. 

    La festa fa la sua comparizione in Occidente sporadicamente in luoghi diversi e la LEGENDA AUREA ne ripete il racconto nel XII secolo. La festa della Presentazione fu introdotta ufficialmente nella Chiesa occidentale nel XIV secolo dal nobile Philippe de Mazières, amico del re Carlo V di Francia. Philippe aveva prestato servizio a Cipro dove venne a conoscenza di questa festa e della sua innografia. Quando tornò in Occidente, andò prima a Venezia dove egli stesso la celebrò e inviò una lettera ai vescovi dell'Occidente, nella quale riferiva particolari sulla festa e sul modo come questa si festeggiava in Oriente fin dall'epoca dei Padri della Chiesa.  Da Venezia Philippe andò ad Avignone dove risiedeva Carlo V, re di Francia e a lui raccontò tutto quanto aveva relazione con la festa della Presentazione. Il re chiese al papa Gregorio XI (1370-1378) che pure risiedeva ad Avignone, il permesso di celebrare questa festa ed egli diede il permesso di celebrarla non solo alla corte di Carlo, ma anche nella curia papale, e così lo stesso giorno, nel 1372, la festa della Presentazione fu celebrata con grande splendore ad Avignone. La festa fu così istituita ufficialmente in Francia, nel secolo seguente in Germania e nel XVI secolo in Spagna. Il papa Sisto V (1585-1590) la prescrisse di nuovo nel 1588 con rito liturgico doppio, assieme alla festa della nascita della Madre di Dio in tutta la Chiesa romana. Clemente VIII, alla fine del XVI secolo (1602) elevò il grado della festa a «rito doppio maggiore».

    Siccome l'argomento della festa si appoggia sui Vangeli apocrifi, per questo motivo a volte si pensò di abolire la festa dal calendario ecclesiastico. Alla fine però rimase con il significato di Consacrazione della Vergine a Dio. Dopo che la festa fu istituita, sia in Oriente che in Occidente, gli agiografi dipinsero varie scene della festa secondo la narrazione del Protoevangelo che offriva materiale in abbondanza. La più antica rappresentazione iconografica risale alla fine del X o all'inizio dell'XI secolo e appare nel calendario dell'imperatore Basilio II dove viene rappresentata la scena della Presentazione, icona determinante per la sua rappresentazione nel futuro. Tra le più antiche immagini c'è il mosaico del monastero di Dafni del secolo XI. Poi incontriamo spesso tali rappresentazioni in mosaici, affreschi e icone portatili. In Italia Giotto è uno tra i primi pittori a creare un ciclo di raffigurazioni sulla vita della Madre di Dio., prendendo le informazioni dai Vangeli apocrifi. Dopo di lui altri pittori hanno formato modelli di icone e questo divenne un soggetto abituale nella pittura dell'Occidente. L'immagine viene collegata anche con il tempio che di solito viene dipinto con magnificenza e l'abbigliamento dei sacerdoti è splendido e lussuoso.

    La festa acquistò presto anche la sua innografia e a questo contribuì molto Giorgio metropolita di Nicomedia, il quale compose anche i primi inni. Dopo di lui ci furono anche altri innografi che arricchirono il vespro e il mattutino della festa con inni di carattere lieto, perché la piccola Vergine viene consacrata a Dio per servire nel disegno della salvezza degli uomini.

    Abbiamo seguito la narrazione della Presentazione della Madre di Dio, l'istituzione della festa nella Chiesa orientale e in quella occidentale e brevemente abbiamo riferito sulla pittura sacra e sull'innografia della festa. Certamente la festa discende dalla narrazione degli Apocrifi, però la Chiesa la consacrò perché sia la narrazione che la festa hanno un significato più profondamente morale e simbolico. La festa ha come simbolo la purezza e la santità della Madre del Salvatore e dimostra che queste qualità potevano essere custodite solo se la Vergine fosse vissuta nel Tempio del Signore, in un luogo sacro, lontano dal mondo profano.

    La Vergine Maria era per eccellenza lo strumento eletto di Dio e diventò cielo e palazzo e trono di Dio, Tempio sacro, nuovo, inaccessibile, superiore in tutto al tempio legale di Salomone. Così abbiamo un confronto fra il tempio della legge e quello della grazia, cioè la Vergine Maria, che si esprime con questa festa. Il Tempio di Dio, la Madonna, era degna di santificare  il Tempio della legge e rimanere in questo. La consacrazione a Dio e l'umile servizio alla sua volontà in ogni modo, è l'insegnamento morale della festa. La custodia dell'anima e del corpo e la consacrazione a Dio con la santità sono elementi della devozione dell'uomo a Dio. E tale devozione e consacrazione a Dio furono dimostrate dalla Vergine Maria anche con la sua permanenza nel Tempio e  in seguito, quando divenne madre del Salvatore, fu strumento eletto e l'organo della salvezza degli uomini. La Chiesa poteva annunciare tutto questo e insegnarlo al popolo, però una festa con l'innografia, la pittura sacra, con il suo carattere liturgico e solenne, insegna, ispira e diffonde le informazioni meglio e più efficacemente di un insegnamento teorico.

 

    Trad. a cura dell'Archimandrita Timòtheos Moschòpulos 

Da Simposio Cristiano
edizione dell'Istituto di Studi Teologici Ortodossi San Gregorio Palamas,Milano 1987, pp. 59-66