ATHANASIOS CHRISTOPULOS
(1772-1847)
Nel 1893, nella inclita città di
Alessandria d'Egitto, Constatino Kavafis, allora trentenne, scrisse un breve
racconto, intitolato La montagna, nel
quale, citando alcuni versi di una poesia di Athanasios Christopulos, Amore fuggente, e prendendo spunto da
essi, si lasciava andare a una specie di soliloquio mistico su Eros, Agape e
Tempo, nel quale, tra l'altro, sono già presenti alcune tematiche, prima tra
tutte quella delle tombe, che ritroveremo nelle grandi liriche del Kavafis
della maturità. Offriamo agli amici di Hellenismòs, i versi citati da Kavafis
nella sua prosa giovanile, nella traduzione di Niccolò Tommaseo.
Salivo
un dì per un'alpestre via
coll'idol
del mio core,
e
il vecchio Tempo allato ci venia
e
con esso Amore.
Era
grave il sentier. Sul piede affranto
la
bella non reggea.
E
il vecchio Tempo ci correa d'accanto
e
l'Amore correa.
Ond'io
sclamai: «La giovinetta mia
già
il bianco piede ha lasso;
o
Tempo, o Amor, per dolce cortesia
deh! rallentate il passo!»
Ma chi era Christopulos? Athanasios
Christopulos nacque a Kastorià, nella Macedonia occidentale. Si recò
giovanissimo a Bucarest e più tardi studiò medicina e giurisprudenza a Buda e a
Padova. Nel 1797 ritornò a Bucarest dove divenne tutore presso la famiglia del
principe Muruzis. Quando questi si ritirò a vita privata e andò Costantinopoli
(1806-1812), Christopulos lo seguì. Più tardi (1812-1820) egli tenne una
posizione di prestigio presso il principe Ioannis Karatzas e fece carriera
raggiungendo l'elevata carica di Gran Logothetis,
grado che tuttavia perse appena scoppiò la rivoluzione del 1821 che determinò
la fine dei principati danubiani. Christopulos cercò di stabilirsi in Grecia,
ma non riuscendo ad adattarsi all'ambiente dell'Atene di quel periodo, ritornò
ben presto a Bucarest dove poteva vivere con una certa comodità e agiatezza.
Egli partecipò alla questione della lingua
schierandosi a fianco dei sostenitori della
dimotikì (il volgare),
vincolando anche lui il proprio nome alla bizzarra teoria secondo cui il greco
moderno non era che uno dei tanti dialetti del greco antico, costituito da un
miscuglio di eolico e dorico. Da notare che, affermando questo, Christopulos attribuiva
all'eolo-dorico una origine nobile come quella del dialetto attico nel quale
cercavano di scrivere gli arcaisti. Naturalmente questa teoria era affatto
errata e priva di ogni valore scientifico.
Più tardi, a Vienna, pubblicò nel 1811 una
serie di canzoncine bacchiche, le Liriche,
che riscossero un successo così grande che furono ristampate più volte nella
prima metà del secolo XIX, e valsero al loro autore il titolo di «nuovo
Anacreonte».
Mauro Giachetti
BIBLIOGRAFIA
COSTANTINO P. KAVAFIS, Prose (in greco), Atene 1963
BRUNO LAVAGNINI, Storia della letteratura neoellenica,
Firenze/Milano 1969
MARIO VITTI, Storia della letteratura neogreca,
Torino 1971
LINOS POLITIS, Storia della letteratura neoellenica (in
greco), Atene
TH. K. DIMARAS, Storia della letteratura neoellenica (in
greco), Atene