GOCCE DALLE "TEGOLE"
Il silenzio è il ventre più fecondo per la vita dello spirito.
Tacere consapevolmente significa che hai lavorato molto dentro te stesso.
Tacere quando sei inappagato è saggezza. Saper tacere quando sei appagato è santità.
Un istante di silenzio del saggio controbilancia migliaia di ore di ciance degli arroganti.
Il silenzio colmo della presenza di Dio genera i dialoghi più giusti.
Il silenzio colmo di violenta agitazione dell'anima preannunzia la dominazione del demonio.
Il silenzio ascetico - sforzo doloroso e duro - con il passar del tempo si trasforma da dure catene in ali per volare in alto e in giaciglio per riposare.
Il silenzio del malvagio inizia con la gentilezza e termina con atti da assassino.
Il silenzio che dissimula passione somiglia a una prostituta santa solo apparenza .
Tacere per negligenza o per pigrizia dimostra che sei venuto a patti col diavolo.
Tacere per delusione dimostra che sei schiavo di pensieri satanici.
Tacere quando potresti dire molto non è viltà ma buon senso e prodezza.
Tacere quando "non sai che dire" è viltà buona solo in apparenza.
Tacere al cospetto dei Ponzi Pilati dimostra propensione alla imitazione di Cristo.
Tacere perché "sei morto per il mondo" significa che hai pregustato la potenza della Resurrezione di Cristo.
Tacere, infine, quando la croce è sulle tue spalle o quando tu sei sopra la croce, questo significa che sei già entrato nel Regno dei Cieli.
La pazienza è la terra resa feconda dalla pioggia della Grazia Divina.
La pazienza è Forza Divina condensatasi nel cuore dell'uomo.
La pazienza è la casa dei cenobiti e di quanti vogliono essere folli per Dio.
La pazienza non è sventura, ma sgorga dal vivere giustamente e felicemente in Cristo.
La pazienza testimonia la ininterrotta presenza dello Spirito Santo nella vita di chi è paziente.
La pazienza è la manifestazione di un ardente attaccamento alla vita della Croce e genera grazie celesti. È la lingua dei Santi e la sicurezza di quanti combattono per il bene.
La pazienza conferisce il crisma dell'"infinito" alle piccole virtù della vita quotidiana.
La pazienza ratifica la promessa delle grandi virtù "teologiche" della Fede, della Speranza e dell'Amore:
La pazienza senza la fede è una nave fuor d'acqua
La pazienza senza speranza una nave che viaggia senza destinazione
La pazienza senza l'amore è una nave priva di equipaggio e di capitano.
La pazienza ha per lingua il silenzio di cui si serve come nutrimento.
La pazienza è il presupposto per comprendere uomini e cose.
La pazienza è negazione esistenziale dell'egoismo.
La pazienza è il trono della umiliazione e il carro della pace.
La pazienza è la spugna che asciugò i grumi di sangue di Gesù nell'Orto dei Getsemani.
La pazienza ci guida verso il regno dell'eterna beatitudine.
La pazienza è il tappeto su cui avanza la Santa Trinità per penetrare nella nostra anima.
Maestro della pazienza è Gesù Cristo, maestro dell'impazienza è satana.
L'impazienza è strettamente imparentata con le azioni degli spiriti malvagi.
L'impazienza è l'ansia dell'egoismo o il grido del suo stomaco affamato.
L'impazienza è frutto dell'insicurezza esistenziale e dimostra che il demonio ne trae profitto.
L'impazienza dimostra inesperienza e fallimento sui grandi problemi della vita.
L'impazienza è nemica della serenità e consigliera di atti criminali.
L'impazienza è viltà che spesso si presenta con abiti di coraggio e di generosità.
L'impazienza è negazione esistenziale della croce, foriera di disperazione e madre del suicidio.
L'impazienza è ignota all'eroismo.
L'impazienza è foriera di collera e accompagna all'inferno.
L'impazienza genera lacrime sterili, indiscrezione e accecamento spirituale.
La piccola impazienza offusca le grandi virtù, quella grande le annienta.
L'impazienza somiglia a una donna isterica, mentre la pazienza somiglia a una graziosa madre che ha messo al mondo molti figli o a "Maria" che sa "star seduta ai piedi di Gesù".
L'impazienza somiglia agli impostori poliglotti della società di oggi; ora si esprime con menzogne e pretesti, ora con lusinghe e minacce, ora con insulti e calunnie, ora con sentimenti malsani e isterismi, ora con litigi e delitti.
L'impazienza è la porta dalla quale obblighiamo il Signore a uscire dalla nostra vita.
Da EFTHYNI, n° 311, 1997, pp. 513-14.
[Trad. dal neogreco di Mauro Giachetti]