RIVISTE
LETTERARIE GRECHE
PROTATON - Periodo II, ottobre-dicembre 2002, n° 84, Karyès,
Agion Oros Athos.
Questo periodico trimestrale è la rivista ufficiale della
Repubblica monastica del Monte Athos. Tra i vari testi dal piglio edificante –
quali Monachesimo ed eresia, del
fecondo monaco Mosse del Sacro monastero di Kutlumussìu, e la Biografia dell'archimandrita Prokòpios
Dendrinòs del monaco Simeòn –, si distingue per il suo valore letterario e
scientifico, il lungo saggio Note
paleografiche che il monaco Papàpios Kafsokalivìtis dedica alla
pubblicazione di codici conservati nella piccola ma preziosa biblioteca della
chiesa del romitaggio della Santa Trinità), alcuni dei quali contenenti testi
poetici pubblicati ora per la prima volta e di cui ci viene offerto un cospicuo
florilegio, quali il codice pergamenaceo n° 1K, XII secolo, Lovgoi kai;
oJmilive" JAgivou jIwavnnou Crusostovmou,
e il codice cartaceo n° 10K, XIV secolo, JOmilivai JAgivou jAmfilocivou
ejpiskovpou jIkonivou. Come sempre
chiude la rivista la ricca Bibliografia
agioritica, prezioso strumento di lavoro per bizantinisti e neogrecisti.
DIAVAZO - Rivista mensile del libro, n° 42, settembre 2001,
A. Metaxà 26, 106 81 Atene
Oltre alle consuete segnalazioni di novità editoriali greche
e straniere e alle copiose notizie bibliografiche che rendono questa rivista
indispensabile per chi si occupa di letteratura neogreca, gran parte di questo
fascicolo è dedicato al centenario della nascita di Andréas Embirìkos
(1901-1975, fondatore del surrealismo greco. Di notevole interesse i saggi a
lui dedicati da Athanàssios Alexandrìdis, Sàvvas Michaìl e Iàkovos Vùrtsis.
Oriundo dell'isola di Andro (Clicladi), ma nato a Braila in Romania, Embirìkos
trascorse lunghi periodi in Francia e in Inghilterra da dove, nel 1935, irruppe
nella capitale ellenica dove si stabilì occupandosi di letteratura e di
psicanalisi. In quella Atene smorta e sonnolenta, Embirìkos, che a Parigi aveva
avuto strette relazioni con i surrealisti francesi, tenne una memorabile
conferenza che segnò l'inizio ufficiale del surrealismo greco. In quello stesso
anno pubblicò JUyikavmino" (Fonderia).
Sulla rivista Nea Gràmmata cominciò a pubblicare delle liriche che
successivamente raccolte, sarebbero confluite in jEndocwvra (Entroterra, 1945). Sempre più
determinato a liberare la poesia dai vincoli della logica e dal retaggio
borghese, Embirìkos ricorrerà allo spirito dionisiaco del popolo greco, spirito
che deflagra in varie espressioni artistiche – ma soprattutto nella festa
ininterrotta del vivere di ogni giorno –, che altro non è se non la maniera
greca di vincere la morte. Embirìkos esprimerà questo assai bene nella sua
lirica La via dei Filelleni: «la
gloria degli elleni che, / per primi, credo / in questo basso mondo,
trasformarono / in furore di vivere la loro paura di morire.»
ELI-TROCHOS -
Rivista trimestrale per le lettere e le arti, fascicolo 4-5, Inverno 1994-95,
Kolokotroni 34, 262 21 Patrasso.
Questa bella rivista, fondata nel 1994 dal poeta Andonis D.
Skiathas e da Giannis I. Pappàs, viene pubblicata dalla casa editrice Achaïkès Ekdosis di Patrasso, con lo
scopo di presentare il meglio della letteratura greca e straniera. Nel corso
dei suoi quattro anni di vita, Elì-trochos ha presentato l'opera di alcuni dei
più importanti scrittori greci tra i quali Andonis Samarakis, Spyros
Plaskovitis, Andreas Frangiàs.
«E tu rimanesti immobile nella tua scissione, avendo per
alibi solo una stella», scriveva Giannis Ritsos il 21-3-85. Le tre poesie dalla silloge inedita Iperòon, insieme a molti altri testi,
costituiscono questo ponderoso fascicolo di Elì-trochos
dedicato a Ritsos. Basandosi su fotografie e testi già pubblicati ma anche su
alcuni saggi inediti di Katerina Makrynikola, Christos Stamatòpulos, Kyriakos
Skiathàs, Giannis Pikramenos e su notizie provenienti dall'archivio della
figlia del poeta Ersi Ritsu, i collaboratori di Elì-trochos ci offrono un
notevole contributo che va ad aggiungersi a quelli già esistenti sull'opera del
poeta.
ELÌ-TROCHOS -
fascicolo 8, Inverno 1996.
Gran parte di questo numero è dedicato al grande musicista
Mikis Theodorakis: tra gli articoli che ne illustrano la complessa personalità
e la ricchissima opera, spiccano quelli di Odysseas Elytis, Manolis
Anagnostakis, Manos Eleftherìu, Dionyssis Kartzàs. Di particolare interesse il
saggio di Giorgos Giànnaris Il sentimento
religioso e la musica ecclesiastica di Mikis Theodorakis. Nello stesso
fascicolo leggiamo liriche inedite di Ektor Kaknavatos, Giorgos Gavalàs, Nikos
Grigoriadis, Lena Papà, Vassilis Karavitis, Nikos Churdaris, Spyros Kaniuras,
Pavlos G. Sinòpulos, Ilias Tsechsos, Athanassios V. Davsakis, Thanassis Venetis,
una antologia di hai-ku greci a cura di Ch. Tumanidis, un saggio di A. N.
Gotovòs sull'humour e l'ironia
nell'opera di Giorgio Seferis.
EOLIKÀ GRAMMATA - Rivista bimensile d'avanguardia,
Luglio-Ottobre 1997, anno XXVII, fascicolo 166-167, Pringipissis Ekaterinas 4,
176 76 Kallithea.
Buona parte di questo numero è dedicata alla letteratura e
alla «poesia dei detenuti» rinchiusi nei penitenziari di Grecia. A una scelta
di loro liriche si aggiungono testi di alcuni dei più grandi compositori di rebetiko, quali Markos Vamvakaris e
Vassilis Tsitsanis. Questo genere di poesia/canzone è pressoché sconosciuto in
Italia. I primi testi di tali canti popolari sono contenuti nel Manoscritto di
Vienna, edito da Pernot con il titolo Canti
popolari greci del XV e XVI secolo, ma tracce di essi si trovano anche
nell'Erotokrito di Vitsetsos
Kornaros. Possiamo tuttavia stabilire che il rebetiko ha origine a Costantinopoli intorno al XV secolo e che
scaturisce dalla fusione di fattori alquanto eterogenei. Infatti vi si
riconoscono elementi medioevali e rinascimentali; le tematiche e l'ideologia
del rebetiko furono determinate dalle
condizioni dei greci nel corso della turcocrazia; la musica cui esso si
appoggia è quella arabo-persiana adottata dagli ottomani, ma nella quale sono
ravvisabili anche altri elementi musicali propri dei vari gruppi etnici sudditi
della Sublime Porta. Da Costantinopoli il rebetiko
passò ad altre città. Tra gli altri contributi offerti dalla rivista,
interessante l'articolo di Ada Katsiki-Gìvalu Lingua e poesia in Kavafis. Nel ricco florilegio di poesia
neoellenica, notevoli le liriche di Eleni Pippa, Giannis Pomonis e Giannis
Vlachogiannis.
NUMÀS - Periodico mensile per l'arte, le lettere e la
critica, Agosto-Settembre 1997, anno VII, fascicolo 52, Odòs 28is Oktovrìu 54,
Pyrgos Ilìas.
Ci giunge dalla terra d'Elide questa nuova edizione della
omonima gloriosa rivista fondata da Dimitris P. Tangòpulos nel 1903 con
l'intento di lottare contro il formalismo del purismo linguistico, e che ebbe
collaboratori quali Palamàs e Psicharis. Tra i contributi offerti in questo
fascicolo, saggi sull'opera poetica di Dionysios Solomòs e Nikiforos Vrettakos.
Notevole il profilo tracciato da A. Zuganeli-Chusu del grande Fotis Kòndoglu
(1897-1965), seducente scrittore il cui modulo narrativo naïf avrebbe avuto numerosi seguaci in Grecia. Nato ad Aïvalì
(l'antica Kydonies) in Asia Minore, Kòndoglu non riuscì mai a integrarsi nella
società di Atene, dove si trasferì dopo la catastrofe microasiatica del 1922.
Profondamente ispirato dall'arte bizantina, egli è stato uno dei pittori più
significativi della Grecia attuale. Tra la ricca scelta di liriche, assai degna
di nota Il Grande essere di G. Th.
Vafòpulos - il poeta più rappresentativo della cosiddetta Scuola di Salonicco
-, che termina con i versi: «Guardiamoci negli occhi /. L'uno vedrà /
l'immagine dell'altro: l'immagine comune della morte. / Sfioriamoci le mani.
Sentiremo / un brivido d'amore: il brivido comune della morte. / Baciamoci
sulle labbra. Sentiremo il gusto / non dell'ultimo bacio ma del primo /
respiro: il gusto comune del bacio della morte.»