KLERI ANGELIDOU
LA
LINGUA GRECA
La lingua di un popolo ne evidenzia l'identità
culturale. Costituisce la misura della creatività spirituale di tale popolo
che, senza la sua lingua, non sarebbe in grado di esprimere i propri pensieri,
la propria visione del mondo e le proprie esperienze. Solo se ci è possibile
esprimerci si è vivi. Perché la vita è movimento, azione.
I popoli che sono riusciti a registrare le
proprie vicende per mezzo del Logos, la parola, non sono scomparsi dalla scena
della storia.
La lingua greca ha saputo conservare attraverso
i secoli la propria struttura, la propria bellezza, la propria espressività
e, soprattutto, la propria ricchezza. Niente nella nostra lingua è statico
e immobile.
La lingua greca antica, caratterizzata da
una grande logicità e da un gran numero di sinonimi, potrebbe esser definita
la regina delle lingue, dal momento che se ne servirono Omero e gli antichi
poeti tragici per scrivere le loro opere eccelse. E ricevette dal popolo i
mutamenti vivi mentre esso evolveva nel corso dei secoli. L'attuale forma
demotica della nostra lingua, la lingua parlata dal popolo, è il risultato
di uno sviluppo armonico avvenuto nel corso della storia nel suo ambiente
naturale e nella luce del Mediterraneo.
Parole entrate nel greco dalle lingue dei
vari conquistatori si sono incorporate nella nostra lingua in maniera così
dinamica che nessuno le sente più come elementi estranei. Vi è stata una totale
assimilazione grazie alla grande plasticità della lingua greca.
La capacità “glottoplastica” di molti nostri
scrittori e soprattutto dei nostri poeti, ha arricchito l'immenso patrimonio
linguistico con centinaia di parole «nuove» accettate di buon grado dal popolo
che si identifica con la propria lingua e con scrittori e poeti che creano
letteratura, perché il popolo stesso è creatore. Non solo l'architetto e l'erudito,
ma anche il pescatore, il falegname, il fruttivendolo, il muratore si esprimono
spontaneamente ed esprimono il contenuto del proprio pensiero e della propria
anima, senza esitazioni né limitazioni. E così la nostra lingua si trasforma
continuamente, sempre rinnovata e sempre fresca come un boccio che sta per
fiorire. «È un fiume che scorre dall'epoca di Omero fino ad oggi.» Un altro
aspetto lodevole della lingua greca è essere riuscita a trasmettere termini
e radici a molte lingue europee moderne; fatto, questo, che ne favorisce ulteriormente
la conservazione.
Inoltre i Greci, dal momento della loro comparsa
sulla scena della storia, non soffrirono mai di agorafobia ma, al contrario,
si misero in viaggio con le loro navi verso tutte le direzioni della terra
per conversare con gli altri popoli, per trasmetter loro la propria ricchezza
spirituale che toccava tutti i settori del pensiero umano, delle possibilità
umane: la poesia, la retorica, la filosofia, l'astronomia, la fisica e ciò
che andava oltre la fisica, la musica, l'arte, la matematica, la navigazione.
Nessun settore rimase inesplorato. Con la
naturale passione per la ricerca che distingue il nostro popolo, i nostri
antenati Greci crearono il miracolo della civiltà, della civiltà greca. Oggi,
valutando il cammino da essi percorso, rimaniamo stupefatti al cospetto del
qau'ma, davanti al miracolo che essi crearono con gli esigui mezzi tecnici
di cui disponevano. Possedevano però immensa profondità di pensiero e desiderio
di ricerca. Avevano immaginazione. Ciò che non riuscivano interpretare con
il Logos, la ragione, lo trasformavano in mito. La mitologia dei greci è estremamente
logica, non è costituita da favole. Noi greci, in qualsiasi parte della terra
ci troviamo, viviamo ancora oggi e creiamo con questi miti.
Creiamo di giorno in giorno la nuova dimotikì, che non è una lingua artificiale
imposta dall'alto da fattori estranei, ma la lingua genuina parlata
dal popolo. Ci serviamo di essa per cantare i nostri bellissimi canti popolari,
che costituiscono un ornamento per le lingue di tutto il mondo, con essa scriviamo
favole, proverbi pieni di saggezza, sviluppiamo pensieri filosofici con la
stessa facilità con cui parliamo. Parlare con sagacia è una delle nostre qualità
più caratteristiche. Quello che manca, a noi Greci di oggi, è la stima di
noi stessi e il riconoscimento delle nostre capacità. Siamo caratterizzati
da una "xenomania" che
aumenta sempre più con una velocità terribile, forse anche a causa della tecnologia
senza limiti e della mania televisiva. È tempo di guardare dentro noi stessi,
individuare le nostre debolezze, correggerle e stare con dignità davanti a
tutti gli altri popoli. Dobbiamo ritrovare il nostro primato di un tempo,
non per vantarcene, ma perché possiamo essere vivi e creare dei beni spirituali
per noi stessi, per i nostri figli e per chi ci sta vicino.
La nostra ricchezza linguistica è immensa.
Usiamola per il bene comune esprimendo i pensieri e le visioni della nostra
generazione. È un dovere per la nostra generazione, ma soprattutto per quelli
che verranno.
La lingua di Omero, di Platone, di Aristotele,
di Saffo, di Romano il Melode, la lingua dei Vangeli, dei canti popolari,
deve essere conservata pura, fiume di conoscenza e di saggezza, canto della
Grecia che si rinnova e avanza all'interno dell'Europa che ha sempre accolto
i messaggi dello spirito greco, della filosofia greca, della lingua greca
fin dai tempi del Rinascimento.
Dovere della nostra
generazione, dunque, è conservare la nostra lingua, la lingua greca.
Kleri Angelidu
From
Efthyni, n° 311, 1997, pp. 501-502.
Trad
a cura di Mauro Giachetti