NOI E GLI ANTICHI
...kai; tovsa a[lla pavscousin [o{sa mnhmei'a ei\nai
ijdiwtika; kthvmata] ejx ajbelthriva" h]
filokerdeiva" tw'n kurivwn twn, na; mh;n ei[pw kai; to; oi[ktiston di’ ejme; to;n {Ellhna, o{ti kai; ptera; o[ci spanivw" kavmnoun
kai; uJperpovntia eij" ta;" zefurivou" kai; tw'n uJperboeivwn
ta;" cwvra" katantw'sin, o{pou hJ kallitevra twn tuvch ei\nai
stolismo;" parakatino;" na;
givnwsi dhmosivwn Mouseivwn, eij de; kako;" wjnteu'qen ta; sunwvdeusen
o[rni", katacwvnontai ejkei' komisqevnta eij" ejpauvlei"
plousivwn ajJmouvswn, ajfanh' ginovmena th/' ejpisthvmh/ dia; pantov".
St. A. Kumanudis
Il pomeriggio del 4 settembre, all'incrocio delle vie Eleftherìu Venizelu
e Kerassovu, a Petrupoli, i poliziotti bloccarono un camion-frigorifero pieno
di cassette d'uva, tre delle quali, però, non contenevano uva, bensì circa 250
oggetti antichi. Questo caso ebbe
grande risonanza non solo a causa del gran numero di oggetti antichi trafugati,
ma anche perché vi era implicato il nome del vicecomandante della polizia. Nel
corso dell'inchiesta i membri della banda di trafficanti confessarono che le
antichità provenivano «da scavi» in diverse parti del paese, soprattutto da
Creta, Larissa e Tebe.
Tra le fotografie dei reperti pubblicate
sui quotidiani, spiccava quella di una stele sepolcrale per la rappresentazione
in rilievo e per il buono stato di conservazione delle epigrafi che vi
figuravano. La stele proviene dall'Attica, è datata alla fine del IV secolo a.
C. e apparteneva al sepolcro della
famiglia dei Xypetaiones. Xypete era un demo della tribù di Cecropide e faceva
parte dei Tetrakomoi (il Pireo,
Falero, Xipete e Timetade); l'ubicazione del demo viene collocata con certezza
nella parte nord-orientale del Pireo, nel quartiere di Kamìnia, presso la
chiesa della Zoodochos Pigìs.
La breve descrizione che segue e la
trascrizione delle epigrafi si basano sulla fotografia pubblicata dai
quotidiani, poiché allora la visione diretta della pietra era impossibile.
Si tratta di una stele tombale di marmo
alta cm. 73, spezzata nella parte inferiore e sui lati. Reca una decorazione
floreale in rilievo (tralci germoglianti da foglie d'acanto) e una
rappresentazione in rilievo di una scena di accoglienza benevola incorniciata
da stipiti: a sinistra, in piedi, un uomo barbato tende la mano destra a una donna seduta sul lato destro, e sul
cui capo è inciso il nome Glykanthìs.
Sull'epistilio è incisa l'epigrafe:
jAntikravth" |
jAntigevnou | Xupetaiwvn
Glykanthìs è
verosimilmente la sposa di costui. Sotto la rappresentazione in rilievo
leggiamo i nomi di altri due personaggi, cioè del loro figlio e del loro
nipote:
[ jAn]tigevnh"
jAntikravto[u";]
[Xup]etaiwvn.
[. . . . . . . . .
. .]" jAntigevno[u";]
[Xupetaiwvn].
Il sepolcro ci permette di conoscere
quattro cittadini ateniesi, membri della stessa famiglia, e appartenenti a
quattro generazioni differenti. Il primo, jAntigevnh", padre di jAntikravth", è identificato verosimilmente con quell'Antigene Xipeteone che, secondo
Licurgo, era amico di Leocrate (cfr. Lic.,
Kata;
Lewkravtou" 22). Gli altri membri della sua famiglia non sono noti
a nessuna fonte.
I quattro Xypetaiones non andarono a Monaco, e il loro sepolcro non è
diventato «stolismov"
parakatinov"» nella villa di qualche rozzo personaggio
arricchito, come scrive Kumanudis nel brano che cito all'inizio della mia nota.
Sono rimasti in terra attica, staccati, però, dal loro sepolcro e dall'ambiente
in cui vissero. Qui li attende una sorte migliore: diventare ornamento in un
museo pubblico o essere di nuovo sepolti in un magazzino per le antichità.
Comunque stiano le cose, non sono rimasto «ajfanei'" th/' ejpisthvmh/
dia; pantov"».
Da O MENTWR, 30
giugno1994,
pp. 58-59